Vivere in Corea significa vivere in un paese dell’estremo oriente e questo comporta fare i conti con una cultura che non è quella occidentale, in cui siamo cresciuti e che ci è famigliare. Pertanto dovremmo abituarci a convivere con aspetti socio-culturali completamente diversi dal nostri.
In Corea gli uomini e le donne, ma soprattutto le donne, devono apparire perfette ogni volta che escono. L’apparenza è così apprezzata in Corea del Sud che la chirurgia plastica viene spesso fatta solo per avere delle migliori possibilità di trovare lavoro. Vedrete donne, di tutte le età che controllano costantemente il proprio trucco allo specchio.
I coreani, compresi gli uomini, sono ossessionati riguardo alla cura della pelle, al taglio di capelli e all’abbigliamento. Non solo le donne si prendono una cura eccessiva del loro aspetto, ma anche i maschi usano quantità industriali di prodotti di bellezza.
Le persone sono generalmente cordiali e amichevoli, l’unico problema è che non molti conoscono l’inglese. Ma fanno, in ogni caso, del loro meglio per interagire. Sono affabili ed educati perché la loro cultura generalmente impone che le persone siano educate l’una verso l’altra e verso gli stranieri. Tuttavia, è complicato andare oltre questa superficiale cordialità. Anche se parlate fluentemente coreano, è davvero difficile integrarsi. Spesso, anche in ambito lavorativo, gli stranieri vengono intenzionalmente esclusi.
I coreani sono gentili, ma allo stesso tempo distanti. Ciò che intendo con questo è che i coreani si comportano molto educatamente l’uno verso l’altro, specialmente verso coloro che hanno una posizione socialmente più elevata e verso le persone più anziane. Questo atteggiamente viene meno verso persone di razze o status considerate inferiori.
La Corea non è quella che può essere definita una “terra di immigrazione“. La maggior parte delle politiche nei confronti degli stranieri sono piuttosto xenofobe. Potremmo anche parlare di xenofobia istituzionale. La Corea e i coreani ragionano con una con mentalità binaria: da una parte i coreani, dall’altra gli stranieri.
Ciò deriva in gran parte da un sentire comune coreano: tutti i coreani sono una razza pura e nel corso della loro storia è stato sempre considerato degradante mescolare il proprio sangue con quello di altre razze.
La società è piuttosto razzista e discrimina soprattutto i popoli del Sud-est asiatico, gli afro-americani e gli indiani. Mentre i bianchi-caucasici, ancora meglio se madrelingua inglesi, sono i più apprezzati. Un esempio è il fatto che la maggior parte degli istituti di insegnamento di inglese richiedono esplicitamente “insegnanti bianchi” e studenti e genitori preferiscono insegnanti di inglese bianchi rispetto ad insegnanti non bianchi, a parità di competenze.
Le persone vengono giudicate in base al paese di provenienza, stato sociale ed educazione. Chi viene da paesi in via di sviluppo è trattato con sufficienza.
Il consumismo in Corea è brutale. La corsa all’acquisto di auto, telefoni, appartamenti, vestiti, ecc. è frenetica. I gadget devono essere i più grandi, i più lucenti ed i più dispendiosi. Le auto grandi ed appariscenti sono l’obiettivo finale per molti coreani.
In Corea la pressione sociale per essere i migliori è enorme. Lo stress a cui sono sottoposti tutti i coreani è costante.
Già dalla scuola inizia una competizione feroce. La vita di uno studente coreano è spasmodica. Fin da piccoli la maggior parte degli studenti frequenta due scuole diverse. Vanno alla scuola pubblica, dalle 9.00 alle 15.00, e poi frequentano una scuola privata fino alle 21.00-22.00. Si fanno 12 ore di scuola senza contare i compiti a casa. E’ una lotta continua per cercare di ottenere i migliori risultati che consentano, poi, di entrare nelle migliori università.
Non è infrequente vedere caffè aperti alle 3 del mattino pieni di studenti ai tavoli. L’inglese è spesso un prerequisito per fare domanda in una qualsiasi grande azienda e spesso altre lingue come il cinese e il giapponese sono studiate solo per ottenere un vantaggio sulla concorrenza.
Questo sistema cosi estremo e competitivo ha anche un altro lato della medaglia: la Corea ha il più alto tasso di suicidi studenteschi tra le nazioni OCSE.
La Corea è uno dei paesi più sicuri al mondo, anche donne sole possono tornare a casa alle 4 del mattino senza alcun problema e potrete vedere bambine che tornano a casa da sole anche quando è già notte.
La popolazione è generalmente rispettosa della legge. Se dimenticate qualche dispositivo elettronico al bar avrete buone possibilità di ritrovarlo il giorno seguente.
In Corea esistono le quattro stagioni: estate, primavera, autunno e inverno.
L’autunno e la primavera sono fantastici con giornate tiepide, notti fresche e colori meravigliosi. L’inverno può essere molto freddo. Le estati possono essere calde e umide.
A causa dell’elevato inquinamento, la qualità dell’aria, a volte è orribile e rende, necessario indossare una mascherina protettiva.
Soprattutto nelle grandi città come Seul, i livelli di polveri sottili possono superare i livelli di sicurezza. Gran parte di questo inquinamento proviene dalla Cina.
Essendo un piccolo paese e avendo una grande popolazione, il sistema di trasporti pubblici è estremamente sviluppato. Ci sono autobus e treni che viaggiano quasi dappertutto, quasi sempre. Metropolitane, autobus, treni ad alta velocità e taxi economici sono disponibili ovunque.
Il lavoro, in Corea, è il centro attorno al quale ruota la vita di ogni persona. Dalla nascita alla pensione. Si inizia sin da piccoli a studiare più e meglio degli altri per poter accedere alle migliori università e poter cosi ottenere un miglior lavoro.
E si continua lavorando tutta la vita fino alle 21.00 o alle 22.00 o almeno finché il capo non va a casa. A volte bisogna lavorare anche nei fine settimana. La maggior parte delle persone accetta volentieri questo stile di vita perché dover lavorare molto, significa aver avuto successo.
I coreani hanno legalmente diritto a 10 giorni di ferie all’anno. Tuttavia, nessuno prende tutti i 10 giorni di vacanza insieme. La pratica culturale aziendale standard per i dipendenti coreani è che si prendano 3 giorni di ferie all’anno. Inoltre, la maggior parte delle aziende coreane costringe i dipendenti a utilizzare il loro periodo di ferie in caso di malattia.
In quanto paese confuciano, la gerarchia svolge un ruolo enorme nella società coreana. Il rispetto per gli anziani è della massima importanza. Il rispetto è una cosa buona, ma il privilegio cieco che viene dato a priori è pericoloso e può portare a corruzione sistemica e abusi di potere.
Questo sistema gerarchico determina una cultura aziendale che premia i dipendenti in base alla loro età e anzianità e non alle loro effettive capacità o produttività. Nonostante i giovani lavorino più a lungo, siano più produttivi e spesso siano costretti a fare il lavoro del collega più anziano percepiscono uno stipendio significativamente inferiore.
Questo sistema salariale basato sull’anzianità rappresentano un enorme problema sociale, poiché la minor capacità economica dei giovani comporta un basso tasso di natalità.
Il congedo materno durante la gravidanza è molto limitato, ed è possibile essere licenziati se la società ritiene che si passi troppo tempo con il figlio, il congedo paterno è quasi inesistente.
Questo è il decalogo del dipendente in Corea:
- La tua azienda non è la tua azienda ma la tua famiglia.
- Il tuo capo non è il tuo capo ma tuo padre e padrone.
- La fine dell’orario di lavoro è l’orario previsto più altre tre ore.
- Non è mai opportuno non essere d’accordo con il tuo capo.
- Cercare di fare il lavoro in modo diverso o creativo è considerato una stramberia.
- Quando il tuo capo urla e ti riprende lo fa per il tuo bene.
Per poter lavorare in Corea uno straniero ha bisogno di un visto di lavoro che viene rilasciato a fronte di un’azienda che lo sponsorizza.
In pratica uno straniero può svolgere tutti i tipi di lavoro, (eccetto quelli nell’amministrazione pubblica), a patto che un’azienda lo richieda come dipendente. Ma perché ciò accada si deve possedere una professionalità ed esperienza tali che il datore di lavoro non può trovare in loco.
Per i madrelingua inglesi la via più semplice è quella dell’insegnamento della lingua. Per gli italiani è più complicato, a meno che non siate dei geni dell’informatica o comunque molto abili nel settore IT.
Inoltre per la maggior parte dei posti di lavoro è richiesta la conoscenza del coreano.
Vivere in Corea Pro:
- Assistenza sanitaria, in generale il sistema sanitario della Corea del Sud è di prim’ordine.
- Tecnologia, la Corea del Sud vanta la maggiore velocità di Internet al mondo e la tecnologia in Corea è molto economica e affidabile.
- Basso tasso di criminalità, il crimine è l’ultima cosa di cui dovrete preoccuparvi in Corea.
Vivere in Corea Contro:
- Cultura del lavoro molto stressante
- Gerarchia sociale basata sull’età
- Inquinamento elevato
- Consumismo, eccessiva importanza data a: denaro, ricchezza e successo.
- Forte cultura del bere. molti alcolici sono economici (sia nel prezzo che nella qualità),
- Alloggi piccoli, preparatevi a vivere in appartamenti delle dimensioni molto ridotte a meno che non vogliate spendere una fortuna.
- Lingua difficile, a seconda di dove vi troviate e di ciò che state facendo, potreste avere problemi con la comunicazione poiché non molte persone parlano un buon inglese.
Se avete intenzione di trasferirvi e lavorare in Corea, preparatevi ad una vita molto stressante e impegnativa. La cultura del lavoro coreana è di solito incredibilmente dura, con orari di lavoro impossibili ed un etica difficile da comprendere.
In definitiva io vi consiglio di trasferirsi in Corea se:
- volete fare un’ esperienza in una cultura completamente diversa
- pensate di viverla come esperienza temporanea
- siete consapevoli che non verrete mai accettati pienamente dalla società coreana
- siete dei buoni bevitori
- non vi dispiace lavorare 10 ore al giorno
Altrimenti vi consiglio di puntare su qualche altro paese.